Dove eravamo rimasti? Ah si, ad un Juve-Inter giocata a porte chiuse il giorno della festa della donna, sfidando improvvidamente il virus, con 7.375 casi e 366 morti, per chiosare la sospensione del calcio italiano, anzi, per la precisione, il giorno dopo, 9 marzo con Venezia-Cosenza, il calcio italiano si piegava definitivamente al potente virus e si chiudeva insieme a tutti gli italiani in quarantena. Da quel giorno, un “escalation” di date sparate a casaccio, senza alcun fondamento, da parte dei vertici del calcio, per indicare la riapertura dei campionati, ad oggi, evidentemente tutte sballate! Gravina e company sembrano ovattati in un mondo parallelo, lontano dalla realtà, lontano dai quasi 20 mila morti, lontano da qualsiasi prevenzione e precauzione. Bisogna riprendere il prima possibile, sembra il dictat, ma poi vanno dietro a quello che dice la Uefa, con ipotesi completamente e apparentemente opposte, con ipotesi di un lungo stop,  per poi finire questa stagione. E i tifosi? Chi ci pensa ai tifosi? Nessuno! E’ chiaro, perché da sempre cavie di questo sistema calcio, fatto sempre più di soldi e telecomando, che di sciarpe e bandiere sventolanti sugli spalti. Meglio giocare a porte chiuse per un terzo di campionato, come se questa soluzione garantirebbe qualcosa ai calciatori e chi se ne frega dei tifosi, degli abbonati. Credo che la melma sia arrivata al colmo. Adesso basta, essere alla mercè di chi il calcio lo vuole portare più sui tablet che non nei cuori della gente, è imbarazzante e fastidioso. Neanche una grave emergenza sanitaria nazionale ferma qualche impavido presidente, di club, di lega e di federazione a ragionare con le tasche e non con la mente e la coscienza, neanche di fronte a centinaia e centinaia di operatori sanitari morti lottando e cercando di salvare le vite umane, magari quelle che fino a qualche tempo fa, erano sugli spalti a tifare per i propri beniamini. Basta. Chiudiamo questa stagione cosi come tardivamente è stata bloccata. Che si pensi ai verdetti e a riformare i campionati. I Clubs tornino ad essere società sostenibili, ma non dai soldi facili dei diritti tv, ma dai settori giovanili, dai tifosi e dalla loro passione. Il calcio è dei tifosi!

Sezione: Editoriale / Data: Ven 10 aprile 2020 alle 23:30
Autore: Il Calcio Calabrese Redazione / Twitter: @calabresecalcio
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