La sensazione comune di dover attendere, di dover attendere di tornare alla normalità, di dover attendere tempi migliori. Inutile girarci intorno, il calcio manca a tutti, l’avvicinamento ai match, il commento a caldo.

Il calcio come forma di svago, il calcio come compagno di viaggio in momenti difficili, il calcio come opportunità’ lavorativa, non a caso dietro quei ventidue che corrono dietro ad un pallone ormai ogni tre giorni, c’è un mondo, che in questo momento soffre, e un azienda, tra le prime del nostro paese per valore economico, che arranca e conta i danni.

Ipotizzare date oggi e’ impossibile, sul tornare in campo per allenarsi ma soprattutto per giocare. Tre aprile, tre maggio, ma oggi c’è qualcosa che va difeso più di ogni altra cosa, la salute, anche perché anche il calcio è stato toccato in prima persona dalla storica emergenza Corona Virus. Il calcio oggi ha bisogno di unione e di unità d’intenti, da parte di tutte le componenti, le mosse del presidente Gabriele Gravina e del presidente di Serie C, Francesco Ghirelli, non possono che essere apprezzate, sempre in continuo confronto costruttivo tra le parti, e non escludendo nessuna ipotesi. La battaglia che porta avanti invece il presidente dell’AIC Damiano Tommasi sulla fermezza di non voler dialogare sull’idea di decurtazione degli stipendi appare insensata. Premesso che si debba trovare il modo di salvaguardare le tasche di chi arranca e non può contare su stipendi milionari, poter discutere eventualmente sulla decurtazione per chi gode di cifre ben più alti, può essere una strada da seguire. Il calcio come ogni altra componente della società civile ne uscirà con le ossa rotte da questa emergenza. 

Cristallizzare i campionati e studiare una formula post season per assegnare promozioni e retrocessioni appare l’unica soluzione plausibile per non compromettere anche la prossima stagione. I play-off e e play-out oggi appaiono come una soluzione marginale, ma tornando a giocare gli equilibri verrebbero decisamente sconvolti, rivoluzionando non solo questa stagione ma soprattutto la prossima. A bocce ferme, anche perché la pandemia non può essere controllata, ritornare a ragionarci può creare appeal e competitività, tale formula non avrebbe senso per campionati già decisi sulla carta, come potrebbero essere il divario tra il Monza e la seconda in classifica, stesso caso tra la Reggina e la seconda in classifica. Qualunque decisione verrà adottata sarà complicata da prendere, nel momento più complicato dal dopoguerra a oggi, ma serve unità d’intenti, abbracciando ogni idea sensata e non stupisce divisioni interne...

Sezione: Editoriale / Data: Mar 24 marzo 2020 alle 13:00
Autore: Attilio Malena / Twitter: @attiliomalena
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