Un mese fa con esattezza il calcio italiano segnava l’ultimo gol prima dello stop per coronavirus. Era il 9 marzo, si giocava la 28° giornata di B e il gol arrivava al 91’ nella gara di Verona, a porte chiuse, tra il Chievo e il Cosenza per merito di Meggiorini. Contemporaneamente si giocava a Catanzaro il posticipo di C tra i padroni di casa e il Bari. Kanoutè segnava il gol del pareggio per i giallorossi ma al 52’. Tre squadre del Sud e una del Nord in pratica hanno messo il lucchetto al calcio italiano e da allora il pallone è fermo e non rotola più. Da allora le speranze di una ripresa flash, immediata, il prima possibile. Invece col passare dei giorni la situazione è diventata sempre più pesante e drammatica con le migliaia di vittime che il Covid – 19 ha seminato e sta seminando. La salute innanzitutto, l’economia subito dopo affinché né l’una e nell’altra crollino buttando nel baratro 60 milioni di persone. Il calcio viene dopo, assolutamente, anche se è un’azienda che muove 3,5 miliardi di euro all’anno e non può essere del tutto ignorata. Ma è pur sempre un gioco, ricchissimo, ma resta un gioco e al momento giocare, anche se a costo di rimetterci un’enormità, diventa un fattore secondario. Ma sembra che per alcuni (non tanti per fortuna) così non sia. Insomma la Lazio sente profumo di scudetto e vuole riprendere, il Napoli odora la Champions e non indietreggia, di contro il Brescia e con un piede e mezzo in B e non ci pensa proprio a rimandare in campo i suoi giocatori per rispetto dei morti (una vera ecatombe) per coronavirus che la città ha dovuto contare.

E poi c’è chi invece pensa e spera di poter ottenere qualcosa che al momento non gli spetta, e va sottolineato ‘al momento’, come il presidente del Frosinone Maurizio Stirpe, attualmente terzo in classifica in B ad un punto dal Crotone. Ma andiamo per ordine. Mentre il basket e il volley hanno ufficializzato la fine della stagione senza assegnazione di scudetto, promozioni e retrocessioni, il calcio rischia di dover fare altrettanto. Ma nel calcio, dopo due terzi di campionato disputato, appare difficile prendere la spugna e con un colpo secco annullare tutto. Chi glielo dice al Benevento, per esempio, o alla Reggina, o al Monza, che non vinceranno niente? Tornando al Frosinone, secondo il numero uno della formazione ciociara, la stagione se non si potrà portare a termine (ipotesi che avanza giorno dopo giorno) dovrà essere bloccata e spalmata in due stagioni. A meno che… il Frosinone non venga promosso in Serie A direttamente con Benevento e Crotone visto il terzo posto in classifica. Ragionamento che cozza in primis col regolamento (firmato e avallato dal Frosinone) che prevede i playoff per la terza promossa. Dovranno decidere la Figc e il Governo centrale che ricorda a tutti, giorno dopo giorno con la lettura del bollettino dei contagi, dei guariti ma soprattutto, ahinoi, dei morti, che stiamo vivendo una guerra contro un nemico invisibile e subdolo. Stirpe faccia tutte le denunce che ritiene necessarie ma sfido a trovare un solo giudice e un solo tribunale pronto a dargli ragione.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 09 aprile 2020 alle 13:30
Autore: Il Calcio Calabrese Redazione / Twitter: @calabresecalcio
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