In questi giorni di forte riflessione, tra le tante ipotesi sul presente bisogna guardare anche al futuro.

Si inizia ad immaginare un campionato di calcio dove, tutte le squadre possono competere con regole di gestione e di spesa uguali per tutti.

Ci stiamo riferendo alla NBA, il campionato per antonomasia, il sistema funziona cosi da tempo e ad oggi, la lega statunitense, è il modello vincente per tutte le associazioni professionistiche mondiali alla ricerca di spettacolo, profitto e follower.

La nostra Serie A - alla luce dell'attuale situazione di grave crisi - potrebbe introdurre un sistema di spesa comunque illimitata per chi può permetterselo, ed una tutela economica garantita per altri virtuosi di investimenti oculati, ma comunque garantiti.

Questo è il modello del salary cap, un sistema che fissa una soglia massima di spesa per la gestione salariale per ogni franchigia, ad esempio: se la spesa massima è attorno ai 90 milioni di euro (per monte ingaggi annuale), i team che dovessero eccedere questo limite sarebbero costretti a versare nelle casse dei competitor in regola con suddetta soglia, tanti soldi quanti quelli eccedenti il limite indicato.

Per capirci se l'Inter sforasse il cap di 20 milioni di euro dovrebbe versare alla Lega altri 20 milioni di euro (la salary tax) che a sua volta verrebbero distribuiti ai team in regola con le spese del monte ingaggi.

Questo sistema funziona alla grande e di fatto impedirebbe casi dove una società spende molto più del consentito e poi lascia, nel caso di cambio proprietà, buchi macroscopici a chi gli subentra (come è accaduto nel caso del Milan).

Altra tutela, è quella relativa ai soggetti che vogliono diventare nuovi titolari di una franchigia;

Nella Nba chi vuole dieventare N.1 di una società deve passare prima un "esame" - non di enti esterni al sistema - ma dei suoi stessi colleghi presidenti, i quali valutano attentamente la propria figura professionale e solidità finanziaria prima di permetterne l'ingresso a sistema ( in Italia la Covisoc, che giudica da noi la solidità economica delle nostre squadre, è della Figc ma non è all'altezza del lavoro da organo di controllo).

Occorre precisare che questa sorta di "commissione giudicatrice interna" è, ad esempio già attiva in Premier League.

Per la Serie A in primis dunque, questa introduzione di metodica lavorativa calzerebbe a pennello.

Un altro aspetto che permette alla Nba di essere un sistema vincente  è quello legato al lancio dei migliori prospetti giovani presenti sul suolo americano.

Mi riferisco all' evento nazionale del "Draft day" (il giorno della scelta) che ha risonanza mondiale ed avviene due mesi prima l'inizio della nuova stagione sportiva. Le migliori università si contendono i giovani promettenti, che dopo una seppur breve carriera sportiva scolastica, vengono selezionati dalle franchigie con un ordine inverso a quello del posizionamento in campionato, ovvero la squadra con il peggior record vittorie/sconfitte annuale ha la possibilità maggiore di scegliere il talento migliore e via via a seguire.

Vista l'assenza in ambito universitario italiano di sport a qualsiasi livello in Italia si potrebbe introdurre questo sistema; a fine annata le squadre che retrocedono e che rimangono fuori dalle coppe europee potrebbero ingaggiare,scegliendo tra svariati prospetti, i migliori ragazzi delle Primavere partecipanti ai campionati nazionali in maniera tale da rifondare le proprie squadre ripartendo da giovani di talento eccelso che avrebbero cosi, finalmente, la possibilità di avere spazio e soprattutto visibilità.

La regola delle seconde squadre infatti è assai laboriosa e non tutti i club sono pronti. Facciamo un esempio concreto: La SPAL retrocessa potrebbe ripartire dalla serie B con in dote un giovane ottimo prospetto delle giovanili della Juve del Napoli o dell'Inter, o di tante altre, al costo del suo solo ingaggio;

Questo creerebbe molta curiosità e visibilità per questo giovane che potrebbe finalmente giocare già ad alti livelli da professionista accelerando il suo processo di maturazione e con maggior seguito, cosa che avviene per tutti gli altri giovani fenomeni europei, spesso anche sopravvalutati e non poco. 

È chiaro che tutta questa struttura incide sul benessere economico dell'intero apparato;

Lo abbiamo ricordato nei giorni scorsi, il calcio è la terza industria del paese e dalle ceneri di questa brutta guerra bisogna ripartire alla grande!

Invitiamo quindi la Serie A a guardarsi intorno, ampliare gli orizzonti e proiettarli nel futuro.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 01 aprile 2020 alle 15:00
Autore: Filippo Salemme
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