di Giuseppe Ranieri 

Se si va a cercare su wikipedia il significato di “disadattato” il primo risultato a comparire è, testualmente:
“aggettivo
In psicologia e in pedagogia, di persona che non ha compiuto il normale processo di adattamento all'ambiente socio-culturale circostante e di conseguenza si trova in un conflitto più o meno cosciente e violento con esso.”

Eppure, almeno per un periodo, questo poteva essere sostituito o quantomeno affiancato da “giovane che, non avendo niente di meglio da fare, nel bel mezzo di un torrido agosto, decide di andare a seguire il Catanzaro per una partita di Coppa Italia ad Alessandria”.

Ottimismo messo alla frusta Proprio così! Avevo diciannove anni compiuti da circa una settimana, tante aspettative ancora tutte da deludere e un inspiegabile quanto a posteriori fastidioso ottimismo che ben presto sarebbe stato definitivamente messo alla frusta. 

La stagione calcistica comincia col botto: il Catanzaro che nella stagione precedente ha stabilito record negativi per numero di sconfitte e gol subiti ineguagliati in tutti i principali campionati europei, viene ripescato come qualcuno già malignamente insinuava allo scadere del campionato precedente. 

Decisiva per mantenere (nella maniera più immeritata possibile) la categoria, la famosa storia di “Preziosi e della valigetta” che rende inutile lo storico ritorno del Genoa in serie A e lo fa precipitare addirittura in Serie C. 

Ripescaggio in B Ironia della sorte, l’ufficializzazione del ripescaggio arriva subito dopo la stesura del tabellone di Coppa Italia compilato con diversi posti vuoti in attesa di chiarire la situazione di diverse società implicate nell’ennesima estate torbida del calcio italiano. Quando tutti i posti vacanti si vanno a riempire, appare chiaro lo scherzo del destino: il Catanzaro, ripescato in serie B al posto del Genoa, farà il suo esordio nella competizione, proprio in casa del Genoa… Bene, ma non benissimo! 

Con gli ultras del Genoa non scorre certo buon sangue Le motivazioni sono molteplici: da un lato il nostro allora forte rapporto con gli ultras della Sampdoria (ormai declassato al rango di amicizie personali, sebbene alcune molto forti), mentre loro restano ancora impelagati in un ménage à trois con cosentini e lametini, una sorta di riproposizione curvaiola de “La moglie in vacanza e l’amante in città” e alcune leggende metropolitane (mica tanto leggende a dir la verità…) del nostro coinvolgimento attivo in dei rendez-vous tra gli ultras dei grifoni e quelli blucerchiati dopo un paio di derby della Lanterna. 

L’ultima volta a Genova E dire che c’eravamo stati neanche tre mesi prima, in 400 da già retrocessi a presenziare alla loro imminente promozione; ovviamente venimmo derisi per colpa della squadra per tutta la partita, ricordo uno striscione gigantesco nella curva di fianco alla nostra con su scritto “SuCate”, alludendo alla nostra inopinabile retrocessione. 

Probabilmente è questa la cosa più bella del calcio, il fatto che la beffa sia sempre dietro l’angolo e infatti, adesso erano loro a ritrovarsi in Serie C e chi debba prodigarsi in una fellatio lo lascio immaginare a voi. 

Coppa Italia al “Moccagatta” Tutto bello, per carità, ma ciò non fa che rendere ancora più ostica una trasferta che già di suo non era affatto agevole, principalmente per il valore della tifoseria avversaria e poi anche perché è davvero difficile ipotizzare una trasferta massiccia il 7 agosto 2005. Vuoi per le numerose diffide, vuoi perché molti di noi hanno come unica forma di sostentamento il lavoro stagionale e non gli si può chiedere a nessun datore di lavora, neanche amico (ammesso che ci siano datori di lavoro amici…) di concederti due giorni liberi nel clou di Agosto. 

A rendere il tutto ancora più scomodo qualora fosse possibile, il fatto che la partita si disputerà in campo neutro ad Alessandria, non ricordo bene il motivo, ma è sicuramente un elemento che rende ulteriormente complesso il quadro, anche perché gli ultras locali sono storicamente amici dei grifoni. 

Raduno al City bar Per non farci mancare nulla e rendere ancora più sacrificante questa trasferta, il raduno è al City. Inutile girarci intorno, quelli con un po’ più di cognizione in causa, sono preoccupati: tutti sanno che i genoani sono incazzati neri con la lega e noi, oltre a essere una tifoseria ostile, siamo il simbolo del torto che hanno subito e ci presenteremo a ranghi ridotti, in ventitré per la precisione. Al raduno si presenta qualcuno tra i diffidati più rappresentativi della nostra curva come lo “Zu’ Kè” che prova a tirarci su il morale e a caricarci, ma per quanto possano simulare un atteggiamento spavaldo, sanno che la trasferta è a dir poco delicata e problematica. 

Stazione di Lamezia Arriviamo alla stazione di Lamezia con largo anticipo, con noi c’è anche un ultras della Fiorentina, frequentatore abituale delle coste calabresi d’estate, quasi quanto della nostra curva durante la stagione agonistica, che è stato precettato da Rivachiara e tramite torture psicologiche fatto sentire in colpa se non fosse venuto con noi. 

“Il Serenissimo”, intuendo la mia tensione, mi dice di seguirlo nel dopolavoro ferroviario per fare uno spuntino; quando gli chiedo un suo pronostico sulla trasferta, serafico come il suo solito e con quel suo tipico ottimismo dice testualmente: “Che ci caricano l’ho messo in conto, ma spero che non ci accoltellino, visto che non sono nuovi a certe cose” … l’ideale per tranquillizzare un diciannovenne! 

In viaggio verso il Nord In ogni caso, si vede chiaramente dalle nostre facce che non abbiamo niente da perdere e che per il buon nome della Catanzaro Ultras siamo pronti a sfidare chiunque attraversando l’Italia nel senso inverso rispetto ai milioni di italiani che si stanno riversando sulle spiagge per le loro ferie. 

Infatti, il viaggio d’andata tutto sommato trascorre abbastanza tranquillamente, in un vagone tutto per noi dove possiamo fare quello che vogliamo ed effettivamente facciamo quello che vogliamo e anche di più. 

A metà viaggio il primo colpo di scena. Dietro la regia del sottoscritto, di “Telefunken” e “Tricheco” viene ordito uno scherzo a “Mutanda” che sbarella contro una delle facce nuove (di sicuro la più raccomandabile) e lo costringe ad abbandonare la spedizione a Roma. 

Adesso siamo in ventidue Poco male. Nei pressi di Alessandria, decidiamo di scocciarci gli striscioni addosso per evitare situazioni peggiori: a me tocca di legarmi addosso quello per i diffidati che mi impaccia parecchio, ma penso al “West” che non è mai stato una silhouette e deve tenersi addosso UC e quindi non mi lamento. 

Alessandria Arriviamo ad Alessandria di prima mattina, ad accoglierci il funzionario della questura locale che ci spiazza subito con due frasi eloquenti: “Ok, ragazzi lo stadio è in quella direzione, buona giornata! Ah, al ritorno dovreste prendere lo stesso treno dei ragazzi di Catania che sono saliti a Pisa, ci sono problemi?” 

“Scherzi a parte”? Noi ci guardiamo negli occhi sbigottiti, come se da un momento all’altro ci aspettassimo qualcuno che uscisse fuori per dirci che ci trovavamo su “Scherzi a parte”, ma niente. 

“Morzello” è il più lesto di tutti a rispondere beffardamente che coi catanesi siamo amici da molto tempo, il funzionario gli crede o fa finta di farlo e se ne va. Dunque, ricapitoliamo. Siamo a spasso per Alessandria, senza scorta e senza conoscere minimamente il territorio. Alla fine, se diciamo di essere ultras a una certa maniera è questo il momento di dimostrarlo!

A piedi fino allo stadio Decidiamo di accamparci in un’osteria dalla quale dopo un po’ veniamo cacciati perché “non avevano accettato di buon grado la nostra proposta di fare un forfettario sul conto”; successivamente troviamo le indicazioni per lo stadio, ci dirigiamo verso il settore ospiti ed è chiuso! Ancora devono arrivare gli inservienti dello stadio ad aprirlo perché, a detta loro, non si aspettavano tifosi ospiti (!!!). 

Relax ai giardinetti Allora decidiamo di stazionare, nei giardinetti adiacenti, sotto alcuni palazzi e le nostre condizioni non sono certo di freschezza e riposo, tant’è che una signora il cui balcone affaccia su questi giardinetti, vedendo uno dei nostri in panne (o più prosaicamente in calo), chiama un’ambulanza e qui si svolge una delle scene più trash a cui abbia assistito in ormai vent’anni di trasferte. 

Mentre stanno per scendere i soccorritori per far montare il ragazzo dei nostri, “Morzello” prende un’asta e parte da solo alla carica dell’ambulanza che accende la sirena, desiste e se ne va.

I primi genoani Il tempo passa, le porte del settore sono ancora chiuse e si incominciano a vedere i primi tifosi genoani che ci guardano allo stesso modo di quei bambini che vengono portati per la prima volta allo zoo dai genitori. 

Noi ci compattiamo il più possibile, tenendo al centro i tre con gli striscioni; lo sciame dei genoani aumenta e la situazione comincia a essere poco rassicurante, quando finalmente si aprono i cancelli del nostro settore; 

mi tolgo lo striscione e lo do agli altri, resto fuori un altro po’ coi miei abituali compari e qui il destino ci offre uno di quei bivi che ricorderemo per tutta la vita: giusto alle nostre spalle vediamo passare due genoani con in mano due bandieroni di quelli storici della Gradinata Nord. 

Ci guardiamo negli occhi tocca prendere una decisione: siamo cinque, se li attacchiamo abbiamo altissime possibilità di fare bottino pieno, ma poi vorrebbe dire rompere quella che sembra una tacita tregua coi genoani. 

Loro a quanto pare non hanno interesse verso di noi, ma solo contro la loro presidenza e contro la Lega. Diventare un bersaglio mobile con un rapporto numerico esageratamente sfavorevole e con bandiere e striscioni da difendere a ogni costo, sarebbe stato davvero problematico. 

Il gioco non vale la candela A malincuore decidiamo che il gioco non vale la candela. Saliamo nel settore ospiti del “Moccagatta”, uno dei più strani che abbia mai visto. Giusto in tempo per vedere il corteo dei gruppi organizzati della tifoseria genoana. Saranno almeno 1500 che passano vicino al nostro settore, noi ci sporgiamo, uno dei loro leader ci sfotte al megafono e “Mutanda” già entrato nel mood da “tropa d’élite” prova dapprima a bersagliarli con ogni cosa e successivamente all’aumento degli sfottò prova a tuffarsi dal nostro settore rialzato sul loro corteo e dobbiamo metterci in tre per prenderlo di peso e fermarlo. 

Finalmente inizia la partita Noi per non farci mancare nulla, esponiamo uno striscione in memoria di un ultras della Sampdoria morto tragicamente in settimana, l’aria è tesa, i cori dei genoani sono inequivocabili “Genoa in Serie A o violenza sarà” sull’aria del “ballo di Simone”. Il tutto accompagnato da diverse bombe carta lanciate in campo. Appare subito chiaro che il loro obiettivo non siamo noi, ma la sospensione della partita. 

L’arbitro sospende il match La premiata ditta Mutanda-Morzello decide di partecipare a questo improvvisato contest e fa partire una bomba carta dal nostro settore, probabilmente ancora più forte di quelle sparate dai grifoni, l’arbitro capisce che non è più il caso di proseguire questa farsa e dopo venticinque minuti sospende la partita. 

Un paio di cori e smontiamo in fretta e furia gli striscioni, per non restare imbottigliati nel deflusso dei genoani e per provare a prendere il treno precedente a quello che dovevamo prendere in modo da avere un ritorno quantomeno agevole. 

Ritorno in treno ci mettono a disposizione un autobus di linea, attraversiamo la città a porte aperte, un po’ per essere pronti a ogni evenienza, un po’ per dire che “eravamo a porte aperte”. 

Prendiamo il treno per il rotto della cuffia, siamo in mezzo a gente comune che scende per le proprie ferie e molti di noi si dovranno adattare nei corridoi del vagone o a stare in otto in uno scompartimento. 

Nulla di nuovo, se non il fatto che probabilmente per la prima volta nonostante le ormai quasi quarantotto ore di trasferte, non siamo quelli che puzziamo di più nel treno (perché l’ultras in trasferta ha da puzzà!). 

Pelle e striscioni a casa Qualcuno di noi realizza che tecnicamente abbiamo vinto 3-0 in casa del Genoa, una vittoria storica! Qualcun altro ipotizza i vari scenari se la partita si fosse svolta regolarmente, e nonostante il viaggio scomodo, torniamo a casa senza accorgercene, fieri per aver riportato pelle e striscioni a casa. Reduci da una trasferta disagevole nella non-partita più famosa della storia recente del Catanzaro.

… E quando qualcuno vi dirà che le vere trasferte sono finite negli anni Ottanta, quando non c’erano le scorte e sapevi come partivi, ma non sapevi come tornare, ricordategli di “quella volta ad Alessandria contro il Genoa”.

In foto: Striscione dedicato a “West Ham”, giovane ultras della Sampdoria morto in settimana d'infarto durante una partita a calcetto

Sezione: Catanzaro / Data: Dom 05 aprile 2020 alle 16:47
Autore: Antonio Argentieri Piuma
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