Nella puntata di Novantesimo e Dintorni,andata in onda come ogni lunedì sera su GS CHANNEL(canale 83), ospite in collegamento Fulvio Simonini, ex attaccante della Reggina . Due stagioni per lui in amaranto(1989/1990 – 1990/1991), indimenticabile il suo esordio nel derby dello Stretto, quando grazie ad un suo goal quella Reggina allenata da Bruno Bolchi piegò al Celeste il Messina dell’ex Buffoni. A distanza di oltre trent’anni, il legame tra Simonini e Reggio Calabria è rimasto forte e indissolubile.
Ciao Fulvio, tu che con la maglia della Reggina hai lasciato il segno a suon di goal, cosa provi oggi nel vedere una realtà storica e importante come Reggio in Serie D?
“Provo grande tristezza nel vedere Reggio in Serie D. Continuo a chiamarla Reggina, fa specie vederla giocare contro squadre che ai miei tempi affrontavamo soltanto in amichevole. Non conosco l’attuale proprietà tranne Maurizio Pellegrino, il quale aveva allenato qui a Padova. Per il resto, mi auguro che possano riportare Reggio dove merita, perché anche la Serie B sarebbe stretta ad una piazza così meravigliosa. Il quarto posto ottenuto in questo campionato, lascia il tempo che trova, visto il distacco enorme con la prima. Oggettivamente l’intero girone mi è sembrato poca roba. In questi anni a Reggio, si è vista troppa improvvisazione e pressapochismo, che inevitabilmente ha portato a questo disastro. A Reggio come nel calcio in generale, servono figure che abbiano passione per quel che fanno, oltre ad avere competenze e forza economica. Mi auguro che questo avvenga il prima possibile con questi signori o con altri, l’importante che abbiano a cuore il bene della Reggina”.
Nei campionati dilettantistici, vige da qualche anno la regola degli Under, i quali li vediamo solo in questi campionati e non ad alti livelli come avviene in altri paesi d’Europa. Tu che sei stato un grande professionista e allenato nei settori giovanili, come mai non si riesce in Italia ad abbattere definitivamente questo muro?
“Questa è una regola che spero venga eliminata il prima possibile, perché trovo che non sia per nulla meritocratica. Un ragazzo deve giocare se è forte non perché lo impone una regola. Lo trovo davvero assurdo, questo serve solo a creare dei “mostri”, ai quali gli si creano solo delle illusioni e una volta che smettono di essere degli under vannoi a finire nei campionati di Prima Categoria oppure non giocano più. . Ad esempio, il Real Madrid o il Barcellona non credo siano obbligate a far giocare i giovani, lo fanno perché sono dei talenti non perché è dettato da una regola. Lo scorso anno a Reggio avete avuto Fabbian, talento che ho avuto qui a Padova e si vedeva già da subito che era forte rispetto a tanti altri, infatti oggi si sta imponendo molto bene anche in Serie A. Altra cosa che ho notato è che i giovani nei campionati dilettantistici vengono impiegati molto spesso sulle corsie laterali, infatti li definisco battitori di rimesse laterali. Ti accorgi di loro in una partita solo per questo, considerato che quel ruolo non viene da loro interpretato al meglio o non vengono mai coinvolti nella manovra corale del gioco. Nelle Scuole calcio bisogna lavorare sulla tecnica, senza essere prigionieri di una esasperata tattica o seguire le mode del momento come la ricerca a tutti i costi di costruire dal basso. Bisogna credere nei giovani talenti, crescendoli e valorizzandoli attraverso il lavoro”.
Il tuo esordio con la maglia della Reggina fu nel derby dello Stretto in casa del Messina, deciso da una tua rete. Che ricordi conservi di quella sfida che vide gli amaranto sbancare il Celeste?
"Ero arrivato da pochi giorni a Reggio, all'epoca c'era la finestra di mercato autunnale, mi trovai ad esordire con la maglia della Reggina in questo derby di cui non conoscevo la forte rivalità tra le due tifoserie. Noi del Nord siamo meno focosi da questo punto di vista, quindi fui felicissimo di aver deciso con un mio goal quel derby a favore della Reggina e regalato una grande gioia ai tifosi amaranto. Fu una bella soddisfazione, anche se ci siamo fatti un bel mazzo per difendere il vantaggio e andò alla grande".
Nei tuoi due anni a Reggio Calabria, ti sei sempre contraddistinto a suon di goal e per il tuo grande senso di appartenenza per la maglia amaranto, ma a distanza di anni nessuno riesce a spiegarsi di quella retrocessione dalla B alla C1, considerato che alla vigilia di quel campionato la Reggina era considerata tra le favorite alla promozione. Cosa non funzionò in quella stagione ?
“Bella domanda, ancora oggi dopo tanti anni non mi capacito di come sia stato possibile retrocedere con quella squadra. In quella estate, Foti aveva preso gente come La Rosa, Benny Carbone, Fimognari, Scienza e altri elementi validi, confermando i migliori della stagione precedente. La Gazzetta dello Sport ci aveva messo tra quelle formazioni favorite per andare in A, invece concludemmo con una retrocessione assurda. Ormai sono passati tanti anni, ma credo che forse all’epoca fu sbagliata la scelta della guida tecnica. Va detto anche che poi sono i giocatori a scendere in campo, quindi mi sento responsabile anche io di quella stagione sfortunata nonostante i miei goal. Credo che il crollo definitivo fu a Cremona, quando eravamo avanti di due reti e poi ci siamo fatti ribaltare dalla Cremonese, perdendo 3-2. Credimi, tornerei a Reggio Calabria solo per dare tutto me stesso per il bene e l’amore verso la Reggina, in modo da riscattarmi di quella maledetta retrocessione. Amo la città, amo la gente di Reggio. Ho tanti amici giù, non me ne sono mai andato, il cuore è sempre rimasto amaranto”.
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