Senza torto alcuno si può ritenere che Gigi Marulla abbia rappresentato un vero e proprio mostro sacro del calcio calabrese degli anni 80/90, vestendo soprattutto la maglia del Cosenza e quella del Castrovillari a fine carriera.
Un vero e proprio simbolo, un mito per chi ha vissuto quei tumultuosi anni, che oggi farebbe gola a molte squadre di B e che è sempre stato garanzia di goal e soprattutto "voglia" di spaccare le porte e portare il cuore oltre l'ostacolo portando sulle spalle il peso compagni e tifosi in quello che poi sarebbe diventato, anche di nome, il suo stadio.
Diciamoci la verità viene un po' di nostalgia se si pensa a centravanti tipico alla "Marulla", quel calciatore che segna ma fa segnare ed al quale non deve essere dato compito di ripiegare, perché tutte le energie devono essere utilizzate per l'unico scopo per il quale "il ragazzo di Stilo" sembrava essere nato: il goal.
Se a Roma dici Totti o Nesta, a Milano dici Zanetti, Maldini, Baresi o Facchetti, a Cosenza pensi alla 9 ed a quel Gigi Marulla che ha fatto esultare almeno una generazione e mezza ( per la doppia esperienza cosentina ) a suon di goal ed una spugna mai gettata prima del triplice fischio; uno che il goal te lo garantiva anche quando segnare poteva voler dire alimentare la speranza di una salvezza quasi impossibile, come nella stagione 96/97 a Padova.
Dopo aver appeso scarpe e 9 al chiodo, a Castrovillari le sue ultime due stagioni da calciatore con 23 timbri in 50 presenze, si è cimentato da allenatore ma ancor prima ha fatto da chioccia a molti ragazzi che seguendo i suoi dogmi conditi da semplicità e lavoro costante hanno provato a sbancare il lunario del pallone, ed ai quali Marulla ha provato a trasmettere quanto appreso da calciatore dai tecnici che lo hanno allenato, partendo da Reja e Silipo, passando attraverso le permanenze sulla panchina dei lupi di Zaccheroni, Mutti, Scoglio e De Biasi.
Se un qualsiasi tifoso di calcio provasse a chiudere per un attimo gli occhi immaginando il goal di Marulla alla Salernitana, considerando il peso specifico della rete e di una salvezza in cadetteria, in quella cadetteria, capirebbe l'importanza di avere degli uomini con dei valori ancor prima dei calciatori; uno spogliatoio con Marulla e Napolitano su tutti come condottieri, roba che se ci fosse oggi un ossatura così forse, anzi sicuramente, si vedrebbero meno cuffie nel pre partita e più calzettoni abbassati senza parastinchi e bava alla bocca a difesa della porta e del risultato o per capovolgere quest'ultimo a proprio vantaggio.
Un altro calcio, altri tempi ed altri uomini.
Uomini e condottieri come Gigi Marulla.
Le parole di Marulla sul goal valso la salvezza nello spareggio contro la Salernitana il 26 giugno 1991 qualche anno dopo il match:
“È il ricordo più bello che ho in quei momenti la sensazione fu quella di dover fare gol, di salvare la mia regione, la mia terra. Avevo tanta rabbia in corpo, tanta paura, perché se retrocedeva il Cosenza, retrocedeva un’intera regione, per cui su quella palla ho scaricato tutta la mia rabbia e quando ho visto la palla in rete ho provato una gioia immensa e difficile da gestire”.
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