Si rinnova l' appuntamento con “ A casa con il calcio calabrese” che ha visto come ospite l'ex calciatore amaranto Carlos Humberto Paredes.L'ex calciatore ed oggi allenatore paraguayano ,durante la piacevolissima chiacchierata,ha toccato tanti argomenti ,ripercorrendo la sua carriera,costellata da successi e soddisfazioni che lo hanno portato a diventare uno dei calciatori più amati dai tifosi delle squadre dove ha militato,compresa l'Albirroja.Le sue parole :
“In questo momento siamo tutti in famiglia e speriamo che questo passi presto”.
Ripercorrendo la carriera , El Señor de la media cancha,parla di come da bambino iniziò a sognare di diventare un campione del calcio :
“ Da bambino il giocattolo più comune per la nostra società era il pallone,giocavamo tutti a pallone,a scuola e dopo scuola.Nella mia famiglia ci sono stati tanti giocatori,mio fratello giocava a pallone ed anche mio padre,quindi siamo una famiglia calcistica,,il calcio ce l'abbiamo nel sangue.Sono allenatore e continuo con questa passione che è il calcio”.
Parlando delle tante competizioni giocate dal mediano sudamericano e ricordando che è stato forse l'unico ad essere passato dal Granillo ad aver giocato le competizioni più importanti per club,ovvero la Champions League col Porto e la Copa Libertadores con il club che lo ha lanciato nel '95 ovvero il Club Olimpia de Asunciòn,l'ex numero 5 amaranto dichiara :
“ La Champions League è un po simile alla Copa Libertadores in Sud America,ho avuto un esperienza importante con la mia prima squadra in Paraguay,l'Olimpia,ed ho giocato in Europa anche la Coppa Uefa col Porto oltre alla Champions League e ,tra tutte le partite giocate,quella col Real Madrid è quella più speciale delle altre;era una squadra troppo forte,erano gli anni dei “Galacticos” ,secondo me uno dei Real Madrid più forti di sempre.Per me andare a giocare contro quella squadra,arrivando dal mio campionato,non credo sia una cosa da tutti.Quella partita al “Santiago Bernabeu” è stata senz'altro la partita più importante della mia vita ;tutti gli stadi dove ho giocato(San Siro,Olimpico) sono speciali,ma quella partita è stata la più speciale”.
Ricordando il Paredes leader e condottiero nelle squadre dove ha giocato,si ricorda quanto abbia sempre pesato l'istinto dell'Uomo Paredes,capitano a 20 anni della squadra del suo cuore,il più giovane della storia del club,sottolineando che nel tempo ha sempre portando in giro per l'Europa e per il mondo il suo spirito da “Comandante”,all'Olimpia come al Porto ed alla Reggina.
Il suo pensiero sulla sua carriera calcistica :
“ Ho fatto una carriera molto buona secondo me ,potevo fare un poi di più(si può sempre fare di più),è stata buona grazie a tutti coloro i quali sono stati miei compagni,tutti hanno messo un po di loro perchè io potessi diventare quello che sono stato.Raccontare la mia carriera è bello;non mi piace parlate tanto di me,sono una persona chiusa,ma è bello parlare con qualcuno che dice che hai fatto bene nella tua vita.”
Oggi ricorre inoltre l'anniversario della vittoria nel derby contro il Messina,svoltosi il 30 aprile 2006 al Granillo e e vinto dalla Reggina 3-0,con Carlos Paredes in campo e per buona parte acciaccato a causa di un ruvido intervento killer di Rezaei,fu costretto ad uscire da quel match;si ricorda la sua tempra ,che lo portava difficilmente a mollare le partite anche se non al 100% fisicamente,disposto sempre al sacrificio e sempre per la maglia,queste le sue considerazioni :
“ Svegliarsi ed alzarsi ed andare a lavorare col proprio corpo facendo calcio è la cosa più bella che si possa fare nella vita;ci sono tante persone che sono a letto ammalate e noi abbiamo la possibilità di andare ad allenarti .La caratteristica principale del paraguayano è quella di lottare,abbiamo una storia di guerrieri che va prima dell'indipendenza,prima della repubblica.Mio padre è stato militare e mi ha inculcato una formazione speciale riguardo l'integrità ,insegnandomi ad essere un buon compagno,possiamo essere amici ma facciamo uno sport tutti insieme,non si vincono le partite da soli, è un gioco di squadra ed ognuno deve fare la sua parte.Lo spogliatoio che c'era a Reggio Calabria era la cosa più forte che ho trovato li;i giocatori fantastici che c'erano in quel periodo non hanno bisogno di presentazioni,poche volte ho visto uno spogliatoio così e difficilmente chi non ha uno spogliatoio forte arriva a vincere e noi eravamo entrambe le cose,grandi giocatori e grande spogliatoio.Noi ci svegliavamo ed andavamo al “Sant'Agata” ad allenarci,poi dopo l'allenamento cercavamo di stare sempre uniti ,andando a cena e vivere per giocare e non giocare per vivere,il giocatore che fa la differenza vive per giocare; puoi giocare male qualche volta ,ma il tuo essere professionista rimarrà invariato”.
Parlando di Reggio Calabria città l'ex calciatore ricorda con piacere la sua permanenza in riva allo stretto :
“ Di Reggio ho ricordi fantastici,prima di tutto perchè la Reggina è troppo speciale per me,è stata la squadra in cui ho potuto dare il meglio di me calcisticamente,sono stato due anni al Porto è sono stato felice,è stata la prima squadra ad avere fiducia in me in Europa,non è facile andare subito dal Paraguay ai campionati europei,di solito si fa un salto in un club in Argentina,Brasile, Cile o Colombia,io sono andato subito al Porto,ma nella Reggina secondo me ho fatto meglio che in qualunque squadra,oltre che in Paraguay.Ricordo la gente che aspettava tutta la settimana per andare allo stadio ,entravi al “Granillo”,vedevi la curva sud e la gente che ti incitava a vincere,era tutto molto speciale.Sono scene che rimarranno sempre nel mio cuore,avendo anche una figlia che è nata a Reggio.”
Ricordando il campionato di allora confrontato a quello di oggi dichiara :
“ Non sono comparabili le due cose,il Milan di allora non è il Milan di oggi,non ha la stessa qualità,ogni squadra a quei tempi aveva un rappresentante che identificava la squadra ; noi avevamo Ciccio Cozza che era la bandiera ,ed altre avevano i loro leader che le rappresentavano.”
Alla domanda riguardante il compagno di squadra più forte con cui abbia mai giocato risponde :
“Mi hanno già fatto questa domanda e non è facile dire chi è stato il più forte ,ho sempre giocato con i migliori dal Paraguay,passando dal Porto alla Reggina,ma se dovessi fare un nome dico Mozart,che secondo me in quegli anni meritava la Seleçao,anche se in quegli anni c'erano calciatori come Emerson davanti a lui;Mozart riusciva ad essere insieme allenatore,calciatore e bambino.Nel Porto ho poi giocato con Deco,nazionale portoghese,ed in nazionale ho giocato con Chilavert,Arce,Gamarra,Cardozo,Santa Cruz ( per citarne alcuni),mentre il calciatore più forte contro cui ho giocato è stato Zinedine Zidane.”
Passando al Paredes odierno e parlando di sogni da Mister,le sue parole :
“ Principalmente vorrei tornare ad allenare una prima squadra nel mio paese,al momento alleno il serie B ,ma vorrei in futuro allenare in Europa,ma piano piano,però uno dei miei obiettivi è allenare la Reggina,sarebbe troppo speciale per me,la Reggina è simile a me,al mio pensiero nella vita,non mollare mai.”
Immancabile la parentesi legata al suo goal in rovesciata contro il Palermo che valse un punto d'oro nella corsa alla salvezza ,il suo commento :
“ Quel goal è stato troppo importante,non tanto per la forma,ma quanto per quello che ha significato,per quello che ho dato al tifoso che ha pagato il biglietto .Per me è importante che il tifoso sia contento per quello che vede in campo.”
Il viaggio nel tempo passa anche da Bergamo e da quello spareggio vinto contro l'Atalanta :
“Non era facile soprattutto dopo il risultato nella gara d'andata,ma quello che da più soddisfazione dopo tanti anni ,è ricordare che ci siamo salvati per quattro anni consecutivamente,un record per la Reggina,e per me essere in quella squadra ed in quella città è stato fantastico.”
Ricordando i momenti a Reggio Calabria,il riscaldamento prepartita ,sono sensazioni che ti mettono i brividi,indimenticabili,lo stesso condottiero amaranto rende l'idea dicendo :” Te se eriza la pièl”.Siamo arrivati ad un punto dove eravamo pericolosi per tutti in quei campionati.
A conclusione di una bella chiacchierata con l'ex centrocampista amaranto,impossibile non parlare del momento che costringe tutti noi alla quarantena,le sue impressioni :
“ La nostra squadra si sta allenando sempre,tramite Zoom,facciamo allenamenti individuali e tutti possono farlo anche se non è uguale e non lo sarà mai,ma è un modo per dare la speranza ,anche se non vediamo l'ora di tornare nella nostra struttura di allenamento di 7000 mq.”
Sulla possibile ripresa degli allenamenti in piccoli gruppi si esprime cosi :
“ Non è facile per noi sudamericani che siamo più passionali che razionali,però la nostra passione non ci lascia pensare in maniera lucida.Si stanno creando dei protocolli per tornare alla normalità,ma si deve principalmente pensare alla salute,con essa possiamo giocare.”
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