Il tecnico Ivan Moschella è intervenuto ai microfoni di Esperia TV, affrontando diversi temi:
Sulla retrocessione del Cosenza: “Mi dispiace molto per questa retrocessione, anche perché ho vissuto da vicino la realtà di Cosenza: ho giocato lì per due anni e, in un'altra stagione, ho fatto il secondo con Roberto Occhiuzzi. Non so se siano stati quei quattro punti o se sia dipeso da tutte le situazioni che si sono create nel tempo. La Serie B è un campionato difficile. Con l’arrivo di Beppe Ursino si pensava che potesse migliorare la situazione dal punto di vista della programmazione. Le prestazioni non sono mancate: il Cosenza non è retrocesso perché giocava male o non creava gioco, ma forse perché l’organico non era così adatto a sopperire ad altre situazioni. E in un campionato come la B, alla lunga, paghi qualche carenza. Ursino a dicembre è andato via: ha capito che qualcosa non andava bene. Dispiace davvero per i cosentini, perché lì ho lasciato un pezzo di cuore. Sono stato benissimo. Auguro alla piazza di tornare presto in Serie B: sarà difficile, ma incrociamo le dita”.
Sul significato della retrocessione:
“La retrocessione è un dramma sportivo, soprattutto per una città come Cosenza, che ha un pubblico da Serie A. Non c'è mai la volontà di retrocedere. Il mercato di gennaio è sempre complicato: se non sei una società appetibile, è difficile che i giocatori vengano a giocare da te. Ti scelgono all'ultimo giorno di mercato e così perdi tempo. Anche il cosiddetto “paracadute” non compensa mai il danno di una retrocessione”.
La costruzione dal basso: “La costruzione dal basso è una filosofia di gioco che un allenamento sposa. Se ci credi, accetti anche l’errore del portiere o del difensore, perché fa parte del processo. Altrimenti, non tolleri nulla. Non si tratta solo di vantaggi o svantaggi: è una questione di responsabilità. Se le accetti, tutto quello che viene dopo può premiarti come darti qualcosa di negativo. E molti allenatori oggi ne traggono beneficio”.
L'idea sul Catanzaro di quest'anno: “Il secondo anno è sempre più difficile, perché il primo, dopo la promozione, viene di slancio: hai una squadra che si conosce, un allenatore che ha già lavorato un po' e il gruppo esprime con entusiasmo il proprio gioco. Il secondo anno, invece, è più complicato: hai cambiato direttore sportivo, allenatore, giocatori. Però la struttura societaria ti permette anche di aspettare qualche domenica in più l’allenatore. Credi nell’allenatore che hai scelto, a cui hai dato fiducia, e hai costruito la squadra - perché senza squadra, le partite non si vincono. E poi voglio sottolineare un fatto: hanno l’attaccante più forte della Serie B. C’è poco da dire. Se Iemmello avesse avuto questa mentalità qualche anno fa, avrebbe giocato tanto tempo in Serie A. C’è tutto un insieme di elementi che dà valore alla struttura e al club”.
È una squadra dipendente da Iemmello? “Quando uno ti fa gol quasi ogni partita, certo, se segna 18-20 gol a campionato è chiaro che la squadra dipende da quel giocatore. Ma quel giocatore non è solo il finalizzatore: è trascinatore, sa fare l’ultimo passaggio, sa giocare a calcio. Se Iemmello comincia un po’ a calare, però, ha comunque attorno altri giocatori molto bravi. Io credo che il Catanzaro farà i playoff”.
Come lo collochiamo il Crotone nei playoff? “In prima fascia sicuramente. Le quattro squadre che, secondo me, hanno più chance rispetto alle altre sono Vicenza, Crotone, Torres e Ternana. Il Catania non lo sottovaluterei, e nemmeno il Pescara di Baldini. Insomma, poi gli outsider ci sono sempre, però le prime quattro potrebbero essere queste”.
Sulla Juventus Next Gen e sul tecnico Brambilla: “Gli allenatori si valutano sempre nel contesto del momento. Brambilla è un tecnico di grande valore. Ha delle qualità incredibili, ha espresso un bel calcio. La Juventus U23 negli ultimi anni anni ha tirato fuori giocatori che sono dei campioni: pensiamo a Soulè, che è il vertice dell’iceberg. Il Crotone avrà comunque un avversario tosto, ma è favorito”.
Sul percorso con l'allenatore Ivan Juric:
“A Roma purtroppo non sono andato, ma ho avuto la fortuna di lavorare con un tecnico straordinario, che oggi viene criticato ma che è un fuoriclasse della panchina. Mi porto tante cose dal punto di vista calcistico, professionale ed umano”.
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