Non si può di certo definire esaltante l'anno solare che si sta per concludere per quanto riguarda la Cosenza calcistica.
Una retrocessione figlia di una stagione travagliata e di un campionato vissuto praticamente sempre nelle zone calde della graduatoria; ma tutto è figlio di una gestione poco lungimirante ed improvvida (a 360°) che ha sempre impedito al Cosenza calcio di crescere - soprattutto sotto il punto di vista tecnico - e dare un minimo di continuità che potesse poi, dopo anni di giustificabile sofferenza quando essa è figlia di una programmazione mirata sotto tutti gli aspetti, garantire la sopravvivenza economica ma anche calcistica di un club che non è certamente una potenza monetaria del campionato cadetto.
Il rapporto - non si sa se più conflittuale o inesistente - tra tifoseria e società, ha sicuramente fatto il suo; in una piazza calda come Cosenza, dove la memoria storica e calcistica insegna che la gente sa anche essere riconoscente con chi dimostra attaccamento ai colori rossoblù, ma si è perso il conto di quante siano state le manifestazioni, civili nella maggior parte dei casi, durante le quali i tifosi cosentini hanno spinto Guarascio a lasciare la guida del club in altre mani che restituissero magari un pò di lustro ad un club che ne ha bisogno.
E' stato sacrificato, alla fine della stagione 20/21, Roberto Occhiuzzi, figlio del "San Vito" e vero e proprio artefice del miracolo sportivo nell'anno precedente, quando nello sprint finale salvò una squadra praticamente spacciata e si è deciso di ripartire con l'allenatore che, almeno virtualmente, si sarebbe dovuto accomodare sulla panchina del Chievo Verona (poi fallito per le note vicende che col terreno di gioco hanno poco a che fare); la partenza con l'allenatore milanese alla guida non sembrava far presagire posizioni di classifica scomode, ma qualche sconfitta di troppo e soprattutto una squadra in continua involuzione, hanno costretto la società a trovare in Zaffaroni l'agnello sacrificale - dopo sei partite senza vittorie - e in Occhiuzzi il "salvatore della patria".
In questo calcio, dove la moneta manca e tutto sta nel saper dove investire e su chi investire, Cosenza ed il Cosenza meriterebbero di avere forse qualcosa in più in termini di attaccamento a quella maglia che i tifosi - a gran voce - chiedono da anni.
Le voci di corridoio lasciano il tempo che trovano e riguardano soprattutto una possibile cessione della società rossoblù - notizia prontamente smentita da Guarascio nelle scorse ore - ed anzi si parla di una sessione di gennaio scoppiettante per i lupi che tenteranno di risalire la china alla ricerca di un campionato tranquillo.
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