Chi oggi ha qualche capello bianco, ricorderà sicuramente Bruno Ranieri, ex centrocampista che a Reggio Calabria tra la fine degli anni sessanta e inizi settanta, ha percorso i suoi primi passi verso il calcio professionistico. In riva allo Stretto, Ranieri ha trascorso quattro anni, vissuti tra la Primavera da capitano e la Prima squadra. Il suo esordio tra i professionisti avvenne a diciotto anni in una gara diverse dalle altre, vale a dire nel derby tra Reggina e Catanzaro, disputato sul neutro di Firenze, che vide gli amaranto vittoriosi. In quel periodo la sfida contro i giallorossi era particolarmente sentita , soprattutto perché in quegli anni c’erano i famosi moti di Reggio. Bruno, ancora oggi conserva un bellissimo ricordo di quei quattro anni vissuti a Reggio Calabria, sia della città che della gente.
Ciao Bruno, che ricordi conserva della sua esperienza a Reggio Calabria?
“Sono arrivato a Reggio che ero un ragazzino e sono andato via da uomo e calciatore. Ho vissuto quattro anni splendidi, con persone che mi hanno fatto crescere non solo sotto l’aspetto calcistico ma principalmente come persona. Uno su tutti il dottor Franco Iacopino, sempre presente per ogni nostra esigenza e punto di riferimento per noi giovani. Il mio splendido rapporto con tutti i calciatori giovani e anziani della Prima squadra, con cui condividevo le giornate negli appartamenti della foresteria, che dire poi della gente di Reggio e di tutti i tifosi che ci omaggiavano del loro grande affetto, una vera famiglia. Da Reggio sono andato al Napoli , coronando il mio sogno da ragazzino e poter esordire in Serie A contro la corazzata Juventus”.
Che differenze trovi tra il calcio dei tempi e quello attuale?
“La differenza sostanziale oltre al lato economico, è l’amore che si aveva per quel calcio che era il nostro orgoglio , l’amicizia fra noi calciatori che vivevamo nella stessa città, che insieme festeggiavamo i compleanni nostri e quelli dei nostri familiari. Questo si vedeva in campo, perché ci permetteva di essere un grande gruppo, sempre pronto ad aiutare il compagno in difficoltà, senza gelosia o proprio tornaconto. Oggi ci sono calciatori che non vivono la città , lontano dall’ambiente, dai tifosi e dal loro calore, come se il loro fosse un lavoro e non una passione , noi invece condividevamo gli incontri per strada con i nostri tifosi , cosa che mi capita ancora adesso. Provo gioia e mi onora fermarmi a chiacchierare con loro, che ancora si ricordano di me”.
Il Paese sta vivendo un difficile momento a causa dell’emergenza covid 19, che coinvolge anche il mondo del calcio. Secondo te verranno ripresi i campionati oppure sarebbe meglio annullare tutto?
“E’ sempre difficile esprimere un pensiero in questo momento difficile per tutti noi. Parlare di calcio sembrerebbe un’eresia , però il calcio è anche una delle principali industrie del nostro Paese, perciò è un argomento importante e molto delicato. Spetta agli organi scientifici dipanare questa matassa , dare una linea di comportamento. Sicuramente lo sport italiano è stato messo a dura prova ed in particolare lo sport di contatto, ma soprattutto l’intera popolazione mondiale. Riprendere o no ? Decisione ardua per la salute di tutti noi, dei tifosi e dei calciatori , pensare come si possa svolgere una partita di calcio senza contatti, sarebbe come giocare alla play station . Mi auguro che si possa riprendere con la massima attenzione , salvaguardando la saluta collettiva”.
Qual è il giocatore più forte con cui hai giocato e quale allenatore ti ha lasciato qualcosa in più rispetto agli altri ?
“Ho giocato con diversi calciatori forti e ne elenco solo due, perché altrimenti la lista sarebbe troppo lunga, ma io metto davanti a tuti due calciatori della Reggina: Mario Pesce e Bruno Jacoboni, persone straordinarie , sempre pronti a darti consigli . comportandosi come dei fratelli maggiori per noi giovani, che uscivamo da casa per la prima volta. Da loro ho appreso oltre il comportamento in campo , quello nella vita privata che è il più importante . Sono persone che non dimenticherò mai, saranno sempre nel mio cuore e li ringrazio, perché se adesso sono la persona che mi ritrovo , oltre all’educazione che mi hanno trasmesso i miei genitori , un po’ di merito è anche il loro.
Ho avuto diversi allenatori e ricordarne solo uno sarebbe una mancanza verso tutti gli altri, ne menzionerò solo alcuni. Il primo è Bizzotto che alla Reggina ha creduto in me e mi ha dato fiducia quando a 18 anni mi ha fatto esordire in serie B e poi ha avuto il coraggio di farmi giocare titolare a Firenze nel derby contro il Catanzaro. Vincemmo quel derby durante il periodo dei moti di Reggio , con la tifoseria che ci accolse al nostro rientro in città come se avessimo vinto la coppa dei campioni. L’altro è Pasinato ,avuto alla Casertana, un grande allenatore ed una persona di un’umanità straordinaria. Ultimo ma solo in ordine di citazione , Sonetti, mio compagno e tutore nei miei 4 anni alla Reggina e poi mio allenatore alla Casertana, al Cosenza e nei tre anni sui sette vissuti alla Sambenedettese, dove mi ha fatto vivere le migliori stagioni da calciatore”.
Una considerazione sulla Reggina di oggi, che sta dominando in Serie C il proprio girone. Ti aspettavi alla vigilia questo netto dominio da parte dei ragazzi di mister Toscano ?
“La Reggina quest’anno ha dominato meritatamente il campionato, anche se ha avuto un periodo di appannamento. Questo primato è grazie alla straordinaria capacità dei calciatori, staff tecnico ed alla tranquillità che ha dato la dirigenza a tutto l’ambiente. Una promozione che il caloroso pubblico di Reggio meriterebbe per il suo attaccamento alla squadra, sperando che non ci sia nessuna decisione da parte della federazione che possa togliergliela “.
Cosa fa oggi Bruno Ranieri ?
“A fine carriera ho allenato nel settore giovanile della Sambenedettese ed in diverse società dilettantistiche delle Marche, ma ho smesso da molti anni perché questo calcio con i suoi personaggi mi ha dato la nausea e ciò mi ha rammaricato molto, perché io ho amato questo ambiente e restare lontano dai campi di calcio, non sentire l’odore dell’erba verde per me è stato come quando ad un bambino togli il suo giocattolo preferito che gli dava tanta gioia. Adesso sono un nonno a tempo pieno e mi godo i miei tre splendidi nipoti , due dei quali frequentano la scuola calcio. Non sono un nonno assillante e non commento i loro risultati calcistici, ma mi limito a chiedere dopo ogni allenamento o gara se si sono divertiti, perché deve essere questo il compito di una scuola calcio, non di far credere ai ragazzi e ai loro genitori che sia la via per diventare calciatori, creando false aspettative.
Per ultimo vorrei mandare un saluto affettuoso a tutti i cittadini di Reggio e a tutti i tifosi amaranto. La Reggina è e resterà sempre nel mio cuore”.
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